Testo Critico di GIULIA LEPORATTI e GIOVANNI FACCENDA per Singole Opere

 

Osteria / tavern

Si sovrappongono piani di «solitudine» entro lo spazio isolato della scena di Osteria; volumi geometrici e lineari definiti da campiture cromatiche omogenee, si staccano dalle pennellate decise del fondo azzurro, sottolineando il distacco vissuto dal soggetto rispetto alla realtà. Un uomo solo seduto al tavolo, di fronte a una bottiglia e un bicchiere di vino rosso, pare rifugiarsi in un’angosciosa intimità evidenziata dal nero della sedia che lo sovrasta e permea le superfici del suo volto. Perfino la purezza del bianco sul corpo sembra essere fallace apparenza, quando il colore che cede ai vortici del pennello si sfalda lasciando emergere il blu sottostante. In secondo piano si staglia un’indefinita figura luminosa, il cui unico rapporto con il protagonista dell’opera è forse il richiamo cromatico nell’occhio di quest’ultimo, che si deforma verso il basso quasi a suggerire una nascente lacrima. In alto a destra grafiche fiammelle rosse e ocra rompono lo scenario fluido come scintille di calore, metafore di pensieri affogati nel bruciore dell’alcool.

 

Le nozze / the wedding

Due vite si giurano amore di fronte alle persone più care, nello spazio divenuto sacro proprio per la celebrazione del vincolo eterno. Siamo chiamati ad essere spettatori privilegiati di tale promessa, gli unici in grado di vedere i luccichii dorati negli occhi degli sposi, mentre gli invitati si dispongono alle loro spalle lungo linee prospettiche suggerite dal pavimento. Si apre la strada che condurrà le due anime insieme verso un futuro tanto atteso, e quei desideri di un avvenire luminoso si cristallizzano nel portone sul fondo. Il bianco e il nero delle figure è sobriamente ravvivato dal bouquet della sposa e dalla composizione floreale a destra. Intervalli di un azzurro energico tra gli archi, sono campiture di atmosfera fresca e vivace come le emozioni degli innamorati. L’intensità del momento è incontenibile, rompe l’architettura a sinistra tingendo il suo spessore di rosso, il colore della passione. Tuttavia questa lacerazione e il bianco della porta spezzata, sono allo stesso tempo vie d’accesso al dubbio che solo un legame solido nel tempo potrà davvero scongiurare.

 

Rimpianto e Speranza / regret and hope

Ancora una volta Visalli costruisce la scena per favorire il coinvolgimento dello spettatore. L’invito a penetrare la dimensione emotiva dell’opera ci è posto dal personaggio principale seduto sulla panchina in primo piano: il corpo violaceo contratto in una posa di sofferenza; l’espressione annientata nei pensieri di tempi perduti; una lacrima dorata solca di tristezza il nero del volto. La seduta è il confine di uno stato d’anima dal quale le tre figure di spalle vengono escluse. Una divisione sottolineata dai colori: cupi per chi vive afflitto nel rimpianto; oro per chi è estraneo alla solitudine del protagonista. La composizione è costruita con straordinario equilibrio cromatico, il blu e il nero delimitano la scena mentre caldi aranci e ocra si schiudono dalla fascia centrale dilatandosi attraverso i rami dell’albero. Proprio quest’ultimo potrebbe costituire la speranza di ritrovare la felicità, di attingere simbolicamente a quella linfa vitale che la corteccia offre, seguendo le geometriche fronde verso l’ignoto azzurro svelato dagli archi.

 

Musicista Letterato / literate musician

Visalli ha incaricato il Musicista letterato di intonare un inno all’Arte e alla cultura che è sostegno di tutte le sue forme espressive. Il protagonista in primo piano ha due libri sottobraccio, richiami dello studio necessario a una valida produzione artistica; i capelli spettinati di chi non ha tempo per le cure esteriori perché completamente dedito a un’interiorità creativa; il manto dorato che lo avvolge di originalità. Alle sue spalle due chitarre daranno voce a brillanti pensieri mentre le note fluttuano nel cielo solcato dalle linee sinuose di un pentagramma immaginario. La composizione ha origine su un piano concreto dove risiede la figura principale; da qui la realtà sfocia in una proiezione fantastica che vede il materializzarsi dell’inventio su uno spazio fertile di colori, terreno idoneo ad accudire la neonata melodia. In alto il blu diviene spartito per il libero componimento musicale, metafora dello spirito che si eleva durante l’ascolto di una sinfonia coinvolgente. La scena è dunque la felice testimonianza di un uomo che si realizza nell’Arte, vera regina delle sue idee.

 

Poeta Errante / wendering poet

Il vento silenzioso scuote le fronde dell’albero spoglio e solleva la sciarpa del Poeta errante. Lo scenario di una notte «galattica» è il non-luogo in cui la figura si è spinta alla ricerca di una valida ispirazione. Campiture di tinte omogenee si estendono entro forme delineate di bianco; piani definiti che si incastrano per dare vita alla composizione di grande espressività. Le stelle, tanti punti bianchi di varie dimensioni, bucano il cielo nero e offrono barlumi di profondità al quadro privo di sfumature volumetriche e accenni di spazio. Visalli spinge i colori al massimo della piattezza nell’intento di ricreare la sensazione di smarrimento che il soggetto ha scelto di vivere vagando senza meta nella notte. Tre fasce orizzontali dividono la tela: in basso l’azzurro suggerisce il cammino del poeta su una strada acciottolata; il rosso intermedio è un panorama acceso al quale rivolgere lo sguardo; il cielo è terso e concede un po’ di luce al viaggio intrapreso. La figura è pronta a muoversi ancora, mentre l’albero arancione sembra opporsi a tale tendenza e porge i suoi rami alla luna.

 

Colazione da Tiffany / brekfast at tiffany

Il classico del cinema offre lo spunto per una riflessione sulla modernità in cui il sogno di ricchezza è un desiderio mai appagato e finisce per condurre a uno stato costante di insoddisfazione. La protagonista siede al prezioso tavolo purpureo sul quale sono esposti gli oggetti che è pronta a possedere. Evidente il richiamo alla Hepburn nell’accenno al tubino nero e ai guanti, qui bianchi per contrasto, ma soprattutto nell’inconfondibile sigaretta col bocchino che Visalli accende di tinte vivaci. Sola, accanto a una sedia vuota, fuma dando le spalle a due enigmatiche figure che sembrano esserle complici, sotto gli occhi di chi osserva con un po’ di invidia la sua ricca apparenza, ignaro di un’interiorità triste e vuota. Colori brillanti dominano con eleganza l’interno della scena, mezzi efficaci per la proiezione di una dimensione che è tutta esteriore. Per contro fuori c’è un mondo schermato da vetrate giallastre, dove fantasie cromatiche si annullano nell’unico tono prevalente; una realtà fatta di persone comuni, bramose inconsapevoli della pochezza di una felicità finta.

 

Paesaggio 1 “Il Borgo” / landscape 1 “the village”

Tutta l’originalità di Visalli si estende nella panoramica grandangolare de Il Borgo. Sulla scia delle grandi pitture di città ideali, l’artista individua un punto di fuga centrale che orienta razionalmente il suo visionario progetto: una piccola semisfera verde all’orizzonte sembra essere il sole che ordina la scena e ha acceso il cielo di un magico tramonto verde. Da qui la composizione si costruisce secondo un andamento centrifugo che articola la figurazione moltiplicandone gli elementi in prossimità delle estremità laterali. Il piccolo villaggio è un mosaico di tasselli rossi e arancioni coronati da tetti blu come pagode e si dispone in profondità lungo un sottile  ruscello; sulla piatta distesa azzurra si ergono sequenze di archi deformi ed alberi viola ricchi di rami spogli. Gli uccelli aprono le ali al vento che immaginiamo accompagnarli nel volo e agitare l’elica sull’alta torre, mentre il tempo muove con lentezza le lancette dei due orologi. Spettatori di un mondo tranquillo, tre eleganti personaggi si fermano ai confini del paese irreale quasi a volerne preservare l’idillio.

 

Rimembranze / remembrances

Lo spazio di Rimembranze è avvolgente come un ricordo che avverti ancora vivo. La realtà del personaggio in primo piano cede il posto alla profondità di uno stato mentale al quale Visalli ha libero accesso; i pensieri divengono forme e colori, metafore di una dimensione non esclusiva del protagonista ma oggettivamente riferibile ad ognuno di noi. Una curva di archi, dal viola all’arancione, è la struttura archetipica dal sapore quasi sacrale, fondamento di un passato comune segnato dalle crepe del tempo, che perpetua la sua immagine nel presente. Numerose sono le porte che sfociano nella campitura blu dalla quale attingere reminiscenze o proiezioni di sogni futuri. La scia verde alle spalle della figura è il terreno «erboso» di ricordi a lei più prossimi, mentre il cielo scuro non si illumina di stelle ma intesse una rete di fiori gialli, costellazione di momenti da rimembrare. L’andamento circolare della composizione suggerisce l’unità istauratasi tra le esperienze personali, la memoria collettiva e il presente vissuto dal soggetto dell’opera.

 

doppiezza / duplicity

Visalli sublima la dicotomia caratteristica delle sue tele in un’opera che è immagine stessa del dualismo umano: essere e apparire, volere e dovere spaccano la figura e lo spazio circostante. A destra tutto è preciso e disteso: il volto blu ha i tratti di un’espressione serena e composta; i capelli sono sciolti in delicate tinte viola e scivolano sul busto che è un blocco porpora decorato da linee bianche e curve. A sinistra l’ordine è infranto: i colori si fanno cupi e le forme più spigolose; la bocca si spalanca di rosso con una smorfia che contrae la guancia sollevando lo zigomo; la chioma si spezza annullando i riflessi corposi in brandelli di campiture piatte; il corpo è un’insieme di forme appuntite il cui incastro geometrico spinge in alto la spalla accelerando il processo di frantumazione in atto. Lo sfondo segue le fisionomie delle due metà: leggerissimi tratti ondulati fanno vibrare armonicamente l’oro di destra mentre a sinistra l’ocra scende verso marroni sempre più scuri lungo l’angolosa scala cromatica. Doppiezza è un grido di disagio soffocato da una maschera di benessere apparente, l’interiorità costretta a sgretolarsi perché privata di ogni libero sfogo.

 

Essa / she

Essa si inserisce tra le riflessioni pittoriche compiute da Visalli per una serie di diverse figure femminili. Il titolo resta vago poiché non intende identificare un soggetto preciso, quanto proporre uno tra i modelli universali di donna. Come sempre l’artista non si è fermato a un’osservazione superficiale ma ha espresso sulla tela un concetto ben più complesso di identità interiore resa manifesta da specifici connotati esteriori. Di certo l’espressione sorridente della protagonista ci fa sperare che un qualche equilibrio psico-fisico sia stato raggiunto. A confermarlo sono le forme e i colori dello sfondo, così stranamente tenui per la tavolozza dell’artista, delicati nell’irradiarsi in tante materiche fiammelle verso i confini del quadro. Netto è il contrasto con i toni decisi della figura, la cui pelle bruna e luminosa accende l’atmosfera di un rassicurante tepore mediterraneo. Visalli, però, non cede a facili interpretazioni e arricchisce l’opera di nuovi interrogativi: riaffiora, infatti, quello sdoppiamento tipico vissuto dai suoi personaggi, nei capelli che da neri divengono rosso porpora, nell’occhio che scivola verso il basso e nel busto che si allarga in un volume asimmetrico, rispetto al collo sottile e allungato.

 

Ella / she

Un’immagine densa di contrasti rivela la complessità del nuovo tipo femminile a cui Visalli dedica un ritratto. Lo sfondo, trattato con un modulo geometrico alveolare, familiare al repertorio segnico dell’artista, conduce a uno spazio bianco accecante che lascia aperte future possibilità e allo stesso tempo pare inghiottire tutto ciò che è già stato impresso sulla tela. Il corpo di Ella è un abbozzo privo di braccia che non rinuncia però ad alcuni dettagli esteriori, quali lo scialle sull’abito bordeaux, un angolo di calda solarità in mezzo al mare di tinte fredde, e la collana di pietre azzurre, prezioso gioiello in cui riconoscere un’elegante femminilità. La fisionomia del volto è fatta di tratti sottili ed ambigui, che si confondono con il gelido pallore epidermico soffocato dalla folta chioma violacea. Quest’ultima mostra un’asimmetria che rimarca il profondo dualismo, già riscontrato nello sdoppiamento dei tratti somatici, caratteristico dei personaggi di Visalli. Tuttavia l’espressione appare complessivamente tranquilla e il fondo, filtrato dal reticolo bianco, nonostante quel vuoto apparentemente insanabile, regala spiragli di un sereno azzurro cielo.

 

Lei / she

Il fascino di una femminilità dalle forme accattivanti si tinge di mistero nella fisionomia appena accennata del volto di Lei. L’incarnato roseo si mostra prezioso tra le geometrie concatenate del busto ed è un angolo di delicata nudità nella confusa sovrapposizione di piani: dal nero al blu, passando per il rosso e il viola, quella sorta di corazza si costruisce in una prospettiva che non riesci a cogliere nei colori che Visalli stende a tratti fluidi, talvolta materici, sfruttando a pieno gli effetti concessi dal pennello. Emerge il ritratto di una donna forte e sicura della sua fisicità, che libera con disinvoltura la folta chioma rossa in una cascata di morbide onde tra le quali si incastonano pietre azzurre. Lo sfondo pare un «campionario» di sabbie e argille presentato in campiture cromatiche corpose, lo scenario terreno da cui ha origine tanta bellezza. Ci scopriamo nuovamente attratti dall’essenza «bipolare» della figura, nella compresenza di elementi freddi e caldi, di forme taglienti e flessuose con cui Visalli ha plasmato un’entità profonda e complessa che ci lascia ancora sul limite della piena comprensione.

 

Colei / she who

Visalli prosegue l’indagine sui ritratti femminili e giunge a un nuovo esito pittorico in cui resta vivo quel carattere introverso ed enigmatico che contraddistingue le sue figure. Colei ha l’aria di una donna fragile che tenta di nascondere le proprie debolezze dietro ad un’apparenza imperturbabile. Le chiome, sciolte in piacevoli passaggi cromatici viola, sono così lunghe da avvolgerle il collo, tanto da trasformare i capelli in un morbido turbante che cinge la testa e le spalle in un intrigo di infinite pieghe. Il fondo è un mosaico di tasselli irregolari, un reticolo di frammenti verdi che dai toni scuri in alto a sinistra scende verso il lato opposto seguendo una gamma sempre più chiara. Le superfici vibrano per le modalità con cui l’artista stende la materia pittorica, nell’alternare tratti omogenei ad altri in cui rende visibili le incidenze del pennello. Il processo di frantumazione sembra investire a poco a poco anche la protagonista a partire dalla guancia che mostra già un’epidermide squamosa. Forse è il segno di certe esperienze dolorose che minano la personalità del soggetto proprio nel volto, cicatrici che sfigurano quella parte fisica in cui ognuno riconosce a pieno la propria identità.

 

Visioni 1 “Isola del Tesoro” / vision 1 “tresure island”

Trepidano esotiche suggestioni nella fantasia di Visalli ed approdano figure ieratiche nel paesaggio onirico dell’Isola del tesoro. Lo spazio dell’opera si rigenera in repentini cambi di scenario e sperimenta una molteplicità di punti di vista che annullano i confini di una dimensione squisitamente mentale. Il tempo necessario ad esplorare la superficie del dipinto non è tuttavia sufficiente ad individuare un ordine prospettico dominante, poiché la scena ha la peculiarità di essere fluida come il pensiero dell’artista visionario che la crea. La tavolozza è un contrasto di toni caldi e freddi che dividono la composizione a metà, riproponendo quel dualismo a cui Visalli ci ha abituati nella forma di uno sdoppiamento cromatico. Il tramonto di rossi e arancioni indora le rive presidiate da moderni Moai e diviene un paradiso sotterraneo per anonimi personaggi, spettatori e al contempo attori della visione, in piedi sul limite precario di un precipizio in lenta frantumazione. Prosegue la narrazione attraverso un terreno fitto di reminiscenze legate da un filo nero intervallato da sfere blu; quella conduttura sfocia nell’atmosfera «urbana» di un tunnel in costruzione, ulteriore strada per una meta al momento sconosciuta.

 

Visioni 2 “Notturno di Girasoli” / vision 2 “night of sunflowers”

Una distesa illimitata di fiori segue il taglio trasversale dell’opera che pare espandersi oltre i confini della tela verso il cielo di un’atmosfera universale. Il paesaggio dell’anima sa accogliere molteplici suggestioni e Visalli prospetta scenari di respiro sempre più ampio per visioni che assurgono a una condizione atemporale. Notturno di girasoli manifesta una dicotomia che è la chiave dell’equilibrio compositivo del quadro: al fitto «tappeto» floreale, irrigato da solchi paralleli nei quali penetra l’acqua pura del ruscello, corrisponde un terreno «irrazionale», movimentato da piccole alture e depressioni che la vegetazione ha coperto solo in angolo. Una realtà doppia che si esplica anche nelle figure che la abitano: in primo piano due anime inseparabili sembrano scolpite nel cristallo grezzo in corpi solidi percorsi da sfaccettature geometriche, che assorbono i riflessi lunari e divengono portatori di luce evanescente; sul fondo totem monolitici di volti neri si ergono nel territorio desertico di campiture viola, riproduzioni di una medesima impronta facciale che accomuna tutte le figure della notte misteriosa, in quanto entità di dimensioni spirituali parallele.

 

Visioni 3 “Ex Viale” / vision 3 “former avenue”

La scena di Ex viale si apre sulla profondità di un tunnel dai toni vivaci e dalle forme attraenti. A vegliare sulla strada non ci sono alberi secolari ma figure di donne dai corpi appena abbozzati e le acconciature elaborate, come tronchi scarni che generano chiome rigogliose color oro. Ognuna sembra destarsi dall’immobilità di una posa imperturbabile per osservare colui che intraprenderà il percorso visionario che Visalli propone. I volti malinconici parlano di ricordi lontani forse racchiusi in quell’Ex del titolo che richiama la memoria di qualcosa che non è più. La scala, che si addentra verso edifici avveniristici nel mistero della prospettiva centrale, è simbolo stesso di un viaggio attraverso i sedimenti dell’anima, rappresentati da un avvicendarsi di piani variopinti. Nel cielo corre un arcobaleno rassicurante fino alla meta, affiancato da una brillante superficie alveolare e da un muro di soffici trame cristalline. Mirabili i contrappunti cromatici giocati sulle diagonali: gli azzurri del piano e i rossi delle architetture a sinistra si riflettono invertiti nel «puzzle» e negli abbozzi di muro a destra. Un originale ordine compositivo al quale Visalli affida l’espressione di tutto il suo estro.

 

Pan d’oro

La scelta originale di un formato così «estremo» risponde alle esigenze di un’opera dalle evidenti simbologie. Il motivo ascensionale su cui si dispongono i piani della composizione acquisisce una maggiore rilevanza espressiva grazie al taglio verticale della tela. Il Pan d’oro costituisce lo zoccolo basamentale per l’acrobatica torre umana su cui svetta la punta con la quale solitamente si decora l’albero di Natale. Una fitta distesa di fiori accoglie il dolce tipico delle feste e lascia il posto al terreno arido viola procedendo verso il fondo. L’incastro delle numerose figure è un graduale percorso cromatico che va dai toni caldi propri della terra, agli azzurri del cielo e i blu della notte. Lungo la scalata compaiono oggetti dorati come tanti addobbi, allegorie di vita quotidiana e di una prosperità sempre più affermata, evidente nel tradizionale ferro di cavallo e nel moderno simbolo dell’Euro. Anche il cielo partecipa al percorso di salita intrapreso dalla variopinta collettività, fino ad annullare l’intensità del blu per le delicate velature che accompagnano il volo leggero degli uccelli.

 

Anima Gemella / twin soul

Il trittico è l’esito pittorico di una riflessione sulla simmetria, in quanto relazione di corpi spiritualmente speculari e corrispondenza formale di elementi compositivi. L’utilizzo del frammento come modulo costruttivo è una scelta che richiama la magia di un incontro tra due anime legate in un «incastro» perfetto. Tasselli rossi, viola e azzurri compongono gli sfondi per i ritratti delle tre coppie e debordano oltre i confini delle cornici ocra invadendo lo spazio dei vicini amanti, rafforzando ulteriormente il sentimento di unione che permea l’intera superficie. Le fisionomie delle figure sono segni scavati nella materia cromatica, teste prive di dettagli caratterizzanti che si fondono nel medesimo pensiero. I corpi sono sbozzati in numerose sfaccettature ed uno per coppia esce dal proprio riquadro, accennando forse un desiderio di leggera evasione rispetto all’esistenza vissuta nel rapporto esclusivo con l’altro. La geometria sovrintende le strutture dell’opera, disegna i tratti dei soggetti e scandisce con le sue linee ogni minimo passaggio di tono.

 

Alba di Madame Chisciotte / madame quixote’s dawn

L’opera è una rivisitazione al femminile del classico di Cervantes. La protagonista è infatti l’eroina a cavallo di un destriero bianco, in posa di fronte all’aprirsi di un paesaggio variopinto pronto a svelarle infinite strade di avventura. L’intrepida figura è abbigliata d’oro e verde brillante, indossa il cappello come uno scultoreo turbante da cui scendono ciocche di capelli intrecciate a nastri viola, che impreziosiscono anche gli scintillii della sua lancia. Madame Chisciotte ha il fascino di una guerriera rinascimentale avvolta nell’ampio mantello, protetta dai volti familiari impressi nello scudo; è un personaggio positivo che si è lasciata alle spalle il fitto bosco di rami scheletrici e cammina su un vivace sentiero floreale. Ad attenderla c’è un’alba «liquida» che effonde la sua luce nei colori dell’acqua e nell’unione sublime di due gocce, un simbolo di amore proprio al centro della tela, l’augurio ideale per intraprendere un lungo viaggio. I mulini paiono stregati in un contorcersi sinistro ma la protagonista non sembra temerli. Il cielo si divide tra un reticolo «astronomico» sullo sfondo nero e il tetto di arcobaleno e fantasie di un mondo inesplorato nel quale ella sta per compiere il suo trionfale ingresso.

 

Infinita Storia d’Amore/ endless love story

Non c’è una coppia di amanti ad inscenare l’Infinita storia d’amore,ma una trama di simboli riconducibili alla spiritualità cristiana supportata dalla fede millenaria per l’amore di Dio. Il paesaggio mistico è dominato dall’intensità dell’oro che si accende di vera luce nel sole all’orizzonte e nell’icona femminile a sinistra, figura a metà strada tra Maria, pura e aggraziata, e Maddalena penitente, con le chiome mosse e vibranti che ricordano l’espressività della scultura donatelliana. Un cielo da Giudizio Universale scuote lo sfondo dei dodici Apostoli che con Gesù si affacciano sulla voragine aperta nella stratigrafia rossa del terreno, e scrutano la profondità di una dimensione infernale a loro moralmente distante. L’arcobaleno atmosferico diviene un fenomeno umano e tinge la moltitudine di sagome a destra che condividono una storia iconografica comune: la chiesa, la croce, la distruzione del tempio pagano. Nella collettività di fedeli c’è un intruso che Visalli ha dipinto di nero e bianco, la nota discordante a cui l’artista non rinuncia e vi affida ancora una volta i suoi intenti di suscitare l’ennesimo interrogativo.

 

La Stanza del Suicida / the suicide’s room

La tela trasforma in immagini le parole della scrittrice polacca. Visalli coglie l’intensità del testo poetico e dipinge una stanza piena di oggetti e di persone ma drammaticamente silenziosa per quella busta che il suicida ha lasciato vuota proprio al centro della rappresentazione. Ritornano le cose descritte dalla Szymborska, come le tre sedie con robusti schienali, i quadri e i libri; ci sono le vie d’uscita, la porta e la finestra, ma la prospettiva che offrono è il desolante grigiore di un groviglio di rami secchi; percepisci il dolore nel volto degli amici e l’incomprensione per un gesto così estremo che lascia senza parole coloro a cui l’artista non ha dipinto nemmeno la bocca. Nella tavolozza predominano le tinte viola alternate al chiarore del bianco e dell’ocra, in un equilibrio cromatico funzionale all’evocazione di un’atmosfera che avverti ancora sospesa tra la vita e la morte. Ed è forse l’anima del defunto quella figura lucente che Visalli ha collocato in angolo a sinistra su uno spaccato di fondo nero con un albero azzurro spoglio, spettatore ultraterreno di un inaspettato calore umano, arrivato purtroppo con decisivo ritardo.

 

Caos Cosmico / cosmic chaos

Il Caos cosmico che Visalli prospetta sulla tela sottende in realtà un ordine superiore che regola la compresenza di diverse «isole» spaziali per mezzo di un equilibrato schema cromatico e formale. La composizione sembra il frutto di un variopinto horror vacui in cui l’accostamento di tinte calde e fredde accende le campiture di luce e fa vibrare la superficie fluttuante del terreno in formazione. I colori invadono i diversi strati di un’immaginaria crosta terrestre non ancora assestata, che alterna paesaggi naturalmente compiuti ad aridi scenari rocciosi: cavalli dai manti perlati e le chiome d’oro si stringono sotto le palme viola di un’oasi sospesa; una torretta deforme si erge su una striscia di verde che si fa più intenso e vivace salendo le alture verso i barlumi del cielo dorato; in primo piano due grandi massicci pietrosi, uno blu e l’altro rosso, sono scalfiti in numerose sfaccettature, talvolta scavati in profondi cunicoli che sospetti abitati da creature primordiali. A destra tutto si semplifica nelle sfumature verdi della rete alveolare che conduce verso il fondo di una notte stellata, l’angolo di universo che è teatro di un continuo fluire cosmico.

 

La Valigia / the suitcase

Visalli spinge al massimo la sua indagine interiore proponendo una composizione in cui la dicotomia tipica dei suoi lavori cede il posto a uno spazio interamente simbolico. La Valigia è sorretta da una grande mano che scende dall’alto forando l’ultimo strato della dimensione in cui essa svela il suo contenuto, aprendosi sugli squarci variopinti che si irradiano nella prospettiva centrale. Le pareti grigie generano un ambiente freddo e asettico in cui tante piccole sagome di uomini si uniscono formando le iniziali dell’artista “FV”. Tre di loro assumono le pose del non vedere, non ascoltare e non parlare, simboleggiando forse un’incapacità comunicativa che ha caratterizzato la storia passata dell’autore, le cui vicende negative sono racchiuse entro il cuore «metallico» della rappresentazione, ferito di rosso ma aperto su vivaci scenari di speranza: a sinistra un paradiso esotico abitato da cavalli ospita la scena romantica di due innamorati abbracciati di fronte a un’alba luminosa; a destra c’è un mondo in costruzione, gli edifici di una nuova interiorità in fase di assemblaggio con i solidi mattoni bianchi che ancora fluttuano in aria. Il viaggio intimo intrapreso dall’opera procede seguendo le strisce di cielo variopinto verso l’orizzonte di un futuro tutto da immaginare.

 

Le Nozze “2” / the wedding “2”

Visalli propone una nuova versione de Le nozze aumentando le dimensioni della tela, apportando variazioni cromatiche ma lasciando intatto il disegno compositivo. Gli sposi mantengono identica la posa ma indossano abiti bianchi illuminati dai riflessi dorati dell’arancione e dell’ocra, così come gli invitati che l’artista ha arricchito di accorgimenti estetici, qualche ricciolo tra le chiome e alcune note di colore per ravvivare la schiera di sagome bianche e nere. La tavolozza si è impreziosita di toni caldi e sfumature brillanti nell’interno dell’edificio e negli scenari che si aprono tra gli archi, abbandonando l’originaria essenzialità per sviluppare l’aspetto più vivace e passionale del sentimento celebrato nell’opera: a destra l’azzurro si è disteso nell’armonia di un cielo terso mentre a sinistra un reticolo alveolare si accende di colore, amplificando l’effetto della forza incontenibile che ha rotto l’architettura rivelandone un intenso spessore rosso. Le due estremità cromatiche e formali, simbolo della complessità propria di un vincolo eterno, si trovano in equilibrio nel paesaggio svelato dal portone, finalmente aperto verso il futuro che le due anime hanno deciso di condividere.

 

Attesa / waiting

La superficie pittorica risplende di un’ariosità nuova, favorita dal taglio della composizione che si apre nella luminosità dei raggi lunari. Sotto il tenue astro violaceo si schiude la natura doppia dell’opera, in bilico tra la leggerezza delle sedie bianche sospese nel cielo verde a sinistra e la complessa geometria di volumi che solca lo sfondo di destra. Uno specchio d’acqua incorniciato da rocce è il panorama che si offre alla vista del personaggio seduto sotto il portico. Avvertiamo il tempo che si consuma con straordinaria lentezza nell’attesa di qualcosa o di qualcuno che dovrà occupare la sedia vuota. Alle spalle dell’uomo una fragile presenza femminile resta inosservata, in piedi dietro un vetro dai riflessi lilla. La scena si dilata nella sospensione dell’attimo che precede l’incontrodei due protagonisti, alimentando la trama di incognite. A delimitarne la profondità spaziale due elementi che segnano i confini di un’immaginaria diagonale prospettica; all’orizzonte l’ovale lucente pare una lampadina su un eccentrico tronco elettrico mentre in primo piano le fronde rosse rivelano una «scala» cromatica di tinte calde e solari, forse il presagio di attesi momenti felici.