Roma 18 Dicembre 2012

Era il mese di novembre 2011, non ricordo esattamente il giorno. Andai a vedere una mostra dedicata a Piet Mondrian al Complesso del Vittoriano a Roma.

Ovviamente conoscevo Mondrian (Pieter Cornelis Mondriaan, 1872-1944), ma oltre alla miriade di immagini che nel corso degli anni avevo visto sulle riviste, nelle pubblicità e in tante altre forme, non avevo mai avuto modo di osservare le sue opere dal vivo e, soprattutto, non avevo mai approfondito la sua arte.

Quello che prima di tutto mi colpì fu il titolo della mostra: “L’armonia perfetta”.

Mi chiedevo in che modo poche linee e tre colori disposti in modo così rigido ed essenziale, potessero generare plasticità ed armonia.

La collezione di opere esposte comprendeva quasi l’intero percorso artistico di Mondrian.

Rimasi subito affascinato, non tanto dalle opere stesse, quanto dal constatare i radicali e profondi cambiamenti artistici (che rimandano ai mutamenti dell’anima) avvenuti nella vita di Mondrian: dal Realismo fino all’Astrattismo puro, passando per il Simbolismo, il Luminismo ed il Cubismo.

Non mi parve cosa di poco conto. Un percorso così estremo, così radicalmente opposto, come il bianco e nero, come il giorno e la notte, la vita e la morte, sono trasformazioni che di rado si riscontrano negli uomini ancor prima che negli artisti.

Andando via comprai il catalogo della mostra e portai con me questa emozione, questa sensazione di dualità fusa in forma consustanziale in una unicità. Quasi divina, Deiforme, uomo e donna in un corpo solo!

Ecco, era questa l’armonia perfetta che ho vissuto osservando le opere astratte di Mondrian.

Nei mesi seguenti, di tanto in tanto, riaffiorava questa emozionante sensazione. Osservavo la copertina del catalogo – dove è raffigurata la “Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu” del 1921 – e sentivo ancora quella vibrazione; una scossa adrenalinica che mi invitava a tuffarmi dentro quell’immagine, per esplorare e scoprire cosa ci fosse nel profondo intimo di Mondrian.

Come sempre accade nel mio personale percorso artistico, ogni cosa che mi colpisce rimane conservata nel tempo, nascosta in qualche piega dell’anima che quasi la dimentico. Ma poi improvvisamente, come se avesse compiuto un tempo di gestazione, esplode come un vulcano, emerge prepotente e si impossessa di me.

Così, a quasi un anno di distanza, mi sono ritrovato senza sapere perché, ad aver accantonato completamente le opere che stavo dipingendo, per dedicarmi esclusivamente, giorno e notte (e non è un eufemismo), a studiare ed approfondire l’opera astratta di Mondrian.

Uno tsunami inarrestabile, che in quasi tre mesi di incessante attività, mi ha condotto fino alla formulazione del progetto, folle, ambizioso, pazzesco, che qui è presentato.

Lo definisco folle, ambizioso, pazzesco, anche perché ho elaborato le basi grafiche per dipingere oltre 340 opere (ma potrei andare avanti all’infinito), di cui molte di grande formato, partendo da 47 opere di Mondrian selezionate tra quelle appartenenti al suo periodo astratto che va all’incirca dal 1917 al 1944.

Anche se volessi dipingerne solo la metà, non basterebbe il resto della mia vita. Che Dio mi aiuti.

Come ribadisco sempre (fin dal primo giorno che ho iniziato questa nuova vita che gli altri definiscono “artistica”) non mi considero né un pittore, tantomeno un artista, bensì uno strumento nelle mani dello spirito e dell’anima che lascio liberi di operare. Puro istinto e passione.

Meno che mai, poi, posso descrivere il lavoro svolto sull’opera di Mondrian in termini di “Critico d’Arte”…ad ognuno il suo mestiere! E poi non ne ho le basi e la preparazione necessaria.

Mi limiterò pertanto a tentare di descrivere il percorso che ho seguito, cercando di trovare le parole per rappresentare compiutamente l’analisi condotta ed il risultato ottenuto.

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