Testo Critico di VALERIA ARNALDI – Mostra al MACRO / C’ERA UNA VOLTA – GIOCO E GIOCATTOLO / 2° EDIZIONE

2013

 

Nuova trascendenza e nuovo credo nelle icone di Francesco Visalli. La sacralità dell’icona religiosa cede il passo a un’invisibilità tutta laica, che al dio degli uomini sostituisce l’uomo dio, senza per questo esaltarne l’immanenza.

Non un imperativo ma un dato di fatto, Visalli registra il cambiamento del tempo e popola l’ignoto di figure evanescenti, impalpabili, salvifiche a tratti, già nel concetto di rete, ma mai mistiche, che poi null’altro sono in fondo che avatar, ombre di persone. Forse, anime.

È il web a suggerirlo nella sua onnipresenza e onnipotenza. La verità dell’altro è accessoria, ciò che conta è la sua credibilità e la sua non assenza, ben diversa dalla presenza. L’egotismo ha il suo trionfo nella capacità di attivare e disattivare relazioni e reazioni, così come nella volontà di annichilimento dell’Altro e del Sé, per cui basta premere un tasto per eliminare persone dal proprio orizzonte e perfino parte del proprio percorso di vita. Il rapporto tra reale e virtuale viene indagato a celebrare una differente esaltazione di pensiero. L’uomo può tutto se il tutto non è altro che uomo.

In un universo che privilegia l’artefatto al fatto, la proiezione di ciò che si desidera è più importante di ciò che si è ottenuto, l’ambizione ad essere altro più rilevante di ciò che si è. La comunicazione alta parla di incontro tra anime libere dai confini di un sociale che impone regole e sacrifici. La comunicazione bassa di una fusione di illusioni che alimenta l’illusione massima della realtà del virtuale e virtualità del reale.

Ma è proprio questa fusione a generare un credo. Se la prova della validità del virtuale è nel virtuale stesso, l’autoreferenzialità della macchina è meccanismo che libera i singoli dalla necessità di sperimentarsi. Basta il progetto, anche di vita, per aver vissuto. L’affermazione del singolo diventa solido potere nella moltiplicazione della sua eco.

Se la filosofia dice Dio morto, la tecnologia forse vuole trasformarlo in una app. La comunione è in tag e cinguettii, la relazione in “mi piace” che passano dagli occhi alla tastiera senza forse toccare il cuore, la famiglia è un’amicizia accettata in un gioco di invenzione pure di radici e legami che vince il destino con l’elezione. Il mondo è un piccolo sito da navigare. L’Oltre è la nostalgia di pochi, che forse non sanno cogliere la felicità della superficie.

Attenzione, però, l’Osanna hi-tech combatte contro l’inferno della connessione persa che è esilio, scomunica, frattura. Per questo l’arte veste di sé il virtuale: per regalargli materia e poesia, concretezza di vizio e virtù.