(Febbraio 2013)
Ripartendo da quanto affermato in precedenza: tutte le possibili trasformazioni elaborate con questo studio, dal mio punto di vista, non hanno alterato l’armonia delle opere originali.
Potrebbe apparire banale e scontato essere giunti a questo risultato, ma in verità c’è qualcosa di più profondo.
Con questo studio non ho inteso dimostrare nulla di particolare. Ho solo cercato di comprendere a fondo l’arte di Mondrian, assecondando la forza ignota che mi ha spinto a tuffarmi in questo mondo, per assorbirne l’essenza.
Con le sue opere Mondrian è andato lontano, troppo lontano (come disse Fernand Léger), forse oltre l’umana percezione, divenendo quasi irraggiungibile. E’ arrivato a livelli di astrazione talmente puri ed eccelsi, da portare l’arte astratta su un piano che appare esoterico ed impalpabile, dove solo menti ed anime a lui affini possono giungere alla comprensione.
Nella mia piccolezza ed umana umiltà, per compiere questo percorso di ricerca, ho dovuto necessariamente portare la sua opera a livelli più materiali e comprensibili alla mia mente, darne una misura accessibile alla mia anima.
L’auspicio è che quanto prodotto con questo studio, possa essere di aiuto anche a tutti coloro che sono fuori da quella ristretta cerchia elitaria che riesce a percepire a fondo l’opera di Mondrian.
Pertanto, senza averne piena coscienza, ho affrontato un percorso a ritroso, esplorando ed inserendo tutte quelle componenti che Mondrian aveva invece eliminato epurando la realtà e giungendo all’essenza dell’astrattismo. Disse: “…voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori) delle cose…”
Questa sua geniale intuizione lo ha portato a compiere una sintesi talmente profonda da spingerlo così lontano, in una sfera quasi divina, che forse l’uomo terreno non riesce a comprendere.
Inconsapevolmente, mi sono ritrovato ad esplorare le sue opere senza essermi prima documentato ed aver studiato la sua arte. Ho elaborato miriadi di disegni, spinto solo da una voglia irrefrenabile, bramoso di scoprire cosa ci fosse dentro e dietro. Solo dopo ho cercato di capire cosa stessi facendo e così ho compiuto una analisi a ritroso, partendo dal risultato per arrivare all’origine di tutto e dare un senso a questa ricerca. Inconsciamente e solo per istinto, ho scoperto di aver messo in atto una serie di passaggi che “aggiungono”, che sono proprio quelli eseguiti da Mondrian nel “togliere”.
Ho cercato in qualche modo di portare le sue opere su un terreno a me più familiare, trasponendole a quella che è la mia realtà, il mio mondo, che definisco da sempre “realtà alternativa”. Non è una forma diversa di vedere la realtà conosciuta dall’uomo, bensì quella di viverne una collocata in diversa condizione spazio-temporale, in un mondo parallelo. Quindi non ho osservato le opere di Mondrian da questo mondo, ma le ho trasposte in un’altra dimensione cosmica, che probabilmente risiede dentro di me, per vederle con altri occhi.
Così mi sono ritrovato a dare una sorta di tridimensionalità e ad inserire quegli elementi spaziali che Mondrian aveva epurato. Oppure, ad elaborare delle distorsioni che conferiscono forme curvilinee alle rigide griglie mondrianiche. Ed ancora, a ribaltare l’opera originale per esplorarne il retro, il lato nascosto, quasi a voler spiare quell’angolo celato dell’anima di Mondrian che forse anche lui non voleva vedere. Pertanto, in questo processo inverso, anche i colori hanno subito una trasformazione divenendo l’opposto dei colori primari.
Si dice che ciò che odiamo è solo l’immagine riflessa di qualcosa insito in noi che non accettiamo. E così il rosso diventa verde, colore tanto odiato da Mondrian, altro elemento che mi ha fatto pensare di aver esplorato l’intimo profondo dell’anima del genio.
Perché Mondrian all’inizio amava confrontarsi con la realtà, con i paesaggi olandesi, con la natura e poi arriva ad odiare gli alberi e bandire il verde? Cosa ha scatenato la profonda kenosis che a un certo punto ha compiuto, facendo morire quell’uomo e quell’artista per rinascere esattamente opposto?
C’è un altro aspetto che mi ha impressionato e che ho scoperto e compreso solo in seguito, in relazione alle distorsioni che ho applicato.
Della vita di Mondrian mi ha colpito molto la contrapposizione esistenziale, una sorta di doppia anima, oscillante tra vita isolata nel suo studio e vita sociale; tra linee ed arabeschi; tra opere prive di ogni orpello, pure, essenziali, rigide griglie da apparire come gabbie e l’amore per la musica jazz, il charleston ed il boogie woogie, che invece sono melodie ed armonie ricche di variazioni, di distorsioni, sincopi, dissonanze ed allegria.
Così, senza saperlo, mi sono ritrovato a dare distorsione alle sue opere e, meravigliato, ho visto apparire forme armoniche, allegre e danzanti, in alcuni casi sembrano spartiti dove aleggiano le note musicali ed in altri somigliano a composizioni floreali.
Concludendo, con questo percorso di studio e ricerca, che voleva essere una analisi delle sue opere per comprendere l’astrattismo, mi sono ritrovato, invece, a scoprire e conoscere “l’altro” Mondriaan.